Il reishi ha
una storia pittoresca.
Secondo la
leggenda, i sacerdoti taoisti del primo secolo d.C. furono i primi a
sperimentarlo. Sembra che lo includessero in pozioni magiche che assicuravano
longevità, eterna giovinezza e immortalità. All’epoca, essi praticavano l’alchimia
ed erano noti per lanciare incantesimi e preparare strane misture, ma non
dimenticate che l’alchimia fu l’inizio della chimica, i primi medici furono gli
sciamani e curavano i malati evocando la forza della natura.
Una poesia
del filosofo del primo secolo Wang Chung commenta così l’uso dei funghi da
parte dei preti taoisti nel tentativo di raggiungere uno stato superiore di
coscienza :
“Prendono
dosi di germi d’oro e di giada e mangiano il frutto migliore del purpureo fungo
poliporo. Cibandosi di ciò che è germinale, i loro corpi diventano lievi ed
essi sono capaci di trascendenza spirituale”
Il reishi occupò
il posto d’onore nel più antico trattato medico della Cina, il Classico sulle
Radici di Erbe del Contadino Divino, compilato intorno al 200 d.C. In tipico
stile cinese il trattato divide i 365 elementi in tre categorie : superiori,
medi e accettabili.
Il reishi è
in cima all’elenco della prima categoria, prima del ginseng. Per appartenere
alla categoria superiore, un elemento deve avere potenti qualità medicinali e
non produrre effetti nocivi o collaterali se assunto per lunghi periodi. Ecco
quanto afferma il libro a proposito del reishi : il gusto e amaro, la sua
energia atmosferica neutra; non è tossico. Cura l’accumulo di fattori patogeni
nel torace. E’ buono per il Qi (energia vitale) della testa, incluse le
attività mentali. Tonifica la milza, aumenta la saggezza, migliore la memoria,
impedendoti di dimenticare. Se assunti per lunghi periodi alleggerisce il
corpo, impedisce l’invecchiamento e allunga la vita. Ha un potere spirituale e
sviluppa lo spirito.
Nel Pen T’sao
Kang Mu (La grande farmacopea) un testo del XVI secolo, il compilatore, Le
Shih-Chen dice del reishi : influisce positivamente su l’energia vitale, o Qi del cuore, curando
l’area del petto giovando a coloro che hanno i muscoli del torace contratti.
Assunto per molto tempo, la fragilità del corpo cesserà e gli anni si
allungheranno come quelli degli “esseri immortali”.
GIAPPONE
E REISHI
La fama del
reishi come “fungo dell’immortalità” giunse all’orecchio dell’imperatore Ti
della dinastia Chin circa 23 secoli fa. L’imperatore allestì una flotta di navi
governate da 300 uomini forti e 300 bellissime donne, ai quali ordinò di
dirigersi verso Oriente, dove si pensava che il reishi crescesse e tornare con
il fungo. Le navi colarono a picco durante una tempesta. Secondo la leggenda i
naufraghi approdarono su un’isola, fondando una nuova nazione. Quell’isola era
l’odierno Giappone.
REISHI
E TALISMANI
Nell’arte
cinese, il reishi è simbolo di buona salute e lunga vita. Immagini del fungo si
trovano su porte, architravi, arcate e ringhiere in tutte le residenze
imperiali nella Città Proibita e nel Palazzo d’Estate. Spesso la storia parla
di un reishi inciso nello scettro usato nelle cerimonie ufficiali. Una veste di
seta de l’imperatore mostra un pesco, nuvole e in primo piano un reishi.
Per il
popolo l’immagine del fungo era usata come portafortuna o talismano. In disegni
ad inchiostro, arazzi e dipinti, a volte i soggetti indossano ornamenti o
gioielli di giada a forma di reishi. Kuan Yin, la dea cinese della guarigione e
della compassione è talvolta raffigurata con un reishi in mano. Alcuni credono
che la pianta della resurrezione della famosa fiaba del “Serpente Bianco” sia
questo fungo. Nel racconto, noto a tutti i bambini cinesi e soggetto di opere
liriche e canzoni, la Dama Bianca viaggia fino al lontano monte Kunlun per
procurarsi la pianta e riportare in vita il marito. Dimostrando il suo amore
per il defunto ottiene l’erba e l’uomo risorge.
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